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Cosa significa integrazione?

Per quanto la risposta a questa domanda sia complessa, la posizione della commissione della migrazione del sindacato Syna è tanto più chiara: occorrono più scambi interculturali e possibilità di partecipazione politica a livello locale.

Questo è ancora più importante alla luce dell'attuale inasprimento dei criteri di naturalizzazione.

Nella sua riunione la commissione Syna della migrazione si è chinata su differenti concetti d'integrazione. Sino alla fine del XIX secolo, in Svizzera non ci si preoccupava della forma d'integrazione degli stranieri immigrati nel Paese.
Nonostante fosse viva, le autorità e la società civile non cercavano di pianificare strategicamente l'integrazione. Il dibattito germogliò con le crescenti ondate migratorie a partire dagli anni cinquanta del Novecento.
Girava l'infausto termine di «assimilazione», il che ben illustra l'idea, che aleggiava, di adattamento unilaterale e subordinazione.

A partire dagli anni settanta si iniziò a capire che l'integrazione è un processo reciproco, e dagli anni novanta la politica d'integrazione è ormai un compito di autorità e amministrazione. Ciò non significa, tuttavia, che i movimenti della società civile non siano più necessari: anzi.
Francesco Cosentino, segretario regionale della regione Oberer Zürichsee ed esperto di migrazione, ha introdotto la tematica e coordinato gli interessanti gruppi di lavoro.

Partecipazione sociale nell'ambiente residenziale e professionale
La commissione della migrazione ha riconosciuto all'unanimità l'enorme importanza di conoscere diritti ed obblighi e di disporre delle necessarie competenze linguistiche quali elementi fondamentali d'integrazione.

Anche i contatti con la popolazione locale sono un importante fattore d'integrazione.

Soprattutto nei quartieri poco eterogenei si pone però il problema che a contatti frequenti con altri gruppi di stranieri si contrappongono contatti solo sporadici con la popolazione indigena. Una mescolanza sociale equilibrata nei quartieri riveste tuttavia grande importanza.
Le voci più critiche accusano i mass media di ingigantire la situazione di segregazione degli stranieri – eppure questa compartimentazione non viene problematizzata nei quartieri residenziali delle classi più agiate.
La vita attiva rappresenta un'ulteriore opportunità di partecipazione.

Essere integrati pur rimanendo se stessi
La commissione ha criticato i criteri imposti (dal 1° gennaio 2018) dalla nuova legge federale sulla cittadinanza, che imporrebbe requisiti molto elevati agli stranieri desiderosi di acquisire i loro diritti di partecipazione politica.
Le condizioni sarebbero tali da non essere soddisfatte nemmeno da molti cittadini svizzeri! In considerazione delle tensioni che i cittadini stranieri devono affrontare per la loro integrazione, la commissione ha formulato un importante postulato:

integrazione significa anche poter essere se stessi. Quali sforzi di adattamento devono dimostrare gli immigrati per essere riconosciuti come cittadini integrati?

In fin dei conti, ogni sforzo per l'integrazione è anche uno sforzo per essere riconosciuto dall'altro come suo pari. Ponendo ulteriori differenze e requisiti aggiuntivi
si sbatte la porta in faccia agli immigrati. Non di rado un simile atteggiamento è percepito dai diretti interessati come estremamente umiliante. Tutto questo non può di certo favorire un'identificazione positiva con la Svizzera …

Accettare ed essere accettati

La commissione della migrazione chiede la naturalizzazione per le persone nate in Svizzera, il che attuerebbe il loro riconoscimento come cittadini alla pari fin dalla nascita. Inoltre, la partecipazione politica a livello comunale dovrebbe essere generalizzata in tutto il Paese. Infine, la commissione ritiene particolarmente problematiche le prevaricazioni che incombono sugli stranieri di seconda e terza generazione a cagione dell'iniziativa per l'espulsione.
Occorre assolutamente impedire queste ingiustizie! Come evidenziato in maniera alquanto incisiva da un partecipante: integrazione significa accettare ed essere accettati.


Informazioni
Selina Tribbia, responsabile del servizio Migrazione

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