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Il salario non arriva… Che fare?

Syna si occupa spesso di soci che, pur avendo svolto il proprio lavoro, non ricevono il salario. Ecco cosa puoi fare per ottenere dal datore di lavoro ciò che ti è dovuto.
Perché non ricevo lo stipendio?

La legge stabilisce che il datore di lavoro debba versare il salario ai propri dipendenti al più tardi alla fine di ogni mese. Possono sussistere diverse ragioni per le quali il salario non viene corrisposto: il datore di lavoro potrebbe non volerlo o anche essere nell'impossibilità di versalo. Il lavoratore dovrebbe sempre reagire rapidamente e non attendere per mesi che promesse vane vengano mantenute.

Quali primi passi devo compiere?

Se alla fine del mese non ricevi lo stipendio, procedi senza indugio come segue:

  • manda al datore di lavoro una lettera raccomandata i cui gli chiedi di versare gli stipendi arretrati immediatamente, ma al più tardi entro il termine di una settimana.
    Nel contempo, comunicagli che lascerai il lavoro se non riceverai lo stipendio entro suddetto termine. Se il datore di lavoro non versa lo stipendio, potrai legittimamente lasciare il lavoro senza preavviso e iscriverti alla cassa di disoccupazione;
  • se anche dopo il sollecito il salario non viene versato, dovresti cercare almeno di ottenere un riconoscimento del debito da parte del datore di lavoro. Il datore di lavoro deve confermare per iscritto, di proprio pugno, che hai lavorato nelle date indicate e che per i mesi in questione hai diritto alla rimunerazione. Nel caso ideale, il datore di lavoro dovrebbe firmare i conteggi del salario che ha emesso e i fogli di presenza.
Quando è sufficiente un precetto esecutivo?

Se il datore di lavoro non versa il dovuto nemmeno dopo il sollecito, puoi avviare una procedura d'esecuzione (precetto esecutivo); nel migliore dei casi, a questo punto il datore di lavoro provvederà a versare i salari arretrati. Ma potrebbe anche fare opposizione, il che bloccherebbe temporaneamente il recupero del credito. Per proseguire nell'iter, l'opposizione deve essere rigettata. Se il datore di lavoro ha firmato un riconoscimento del debito, il rigetto può essere ottenuto piuttosto facilmente in tribunale con una cosiddetta procedura sommaria, un procedimento più rapido della procedura ordinaria. Ma se il datore di lavoro si rifiuta di firmare il riconoscimento del debito, l'unica opzione è avviare un ben più oneroso processo civile ordinario.

Cosa accade una volta rigettata l'opposizione?

Se non vi è stata opposizione o se l'opposizione è stata rigettata con sentenza giudiziale, puoi chiedere la continuazione dell'esecuzione e avvisare il datore di lavoro della possibilità di porlo in fallimento (comminatoria di fallimento). Se ciò nonostante egli non salda il suo debito, è possibile presentare al giudice competente una domanda di esecuzione in via di fallimento (domanda di fallimento).

Cosa accade dopo l'apertura del fallimento?

Se il datore di lavoro è stato dichiarato in fallimento, hai 60 giorni per presentare alla cassa di disoccupazione una domanda di indennità per insolvenza. Tale domanda può essere presentata anche se il fallimento non viene dichiarato perché nessun creditore è disposto ad anticipare le spese processuali. L'indennità per insolvenza della cassa di disoccupazione copre però solo i crediti salariali per il lavoro prestato nei 4 mesi precedenti l'ultimo giorno di lavoro; i crediti salariali antecedenti agli ultimi 4 mesi devono essere rivendicati nella procedura fallimentare. Purtroppo, per esperienza questi ultimi vengono raramente recuperati; in molti casi, la liquidazione fallimentare viene sospesa per mancanza di attivi oppure i dipendenti ricevono un attestato di carenza beni per i salari non versati.

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