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Che i rifugiati debbano poter lavorare, è indiscusso. Un gruppo di lavoro nazionale composto da parti sociali e autorità cantonali dovrebbe formulare raccomandazioni sulle condizioni di lavoro, ma Syna si oppone a una concezione stridente di retribuzione.

Il 24 novembre la commissione della migrazione ha lanciato un invito alla sua conferenza nazionale, che non solo ha offerto nutrite informazioni sulle attività della commissione e proposto un interessante intervento dello storico Francesco Garufo, con successivo dibattito, ma è stata pure l'occasione per allacciare contatti con compatrioti di altre regioni.

Ad intervalli regolari l'elettorato svizzero deve fare i conti con iniziative ostili agli stranieri e anti-immigrazione. Anche il 25 novembre prossimo il popolo sarà chiamato a votare sulla cosiddetta iniziativa «per l'autodeterminazione». Una definizione concettualmente edulcorata, giacché non si tratta né di «giudici stranieri», né di «autodeterminazione», ma piuttosto di «autolimitazione» – anche per le lavoratrici e i lavoratori!

Da una ricerca dell'Ufficio federale di statistica (UST) emerge che l'accettazione degli stranieri è la più bassa proprio sul lavoro.
Un risultato che dovrebbe farci riflettere: dobbiamo migliorare la nostra sensibilità nei confronti delle discriminazioni.
Per quanto la risposta a questa domanda sia complessa, la posizione della commissione della migrazione del sindacato Syna è tanto più chiara: occorrono più scambi interculturali e possibilità di partecipazione politica a livello locale.

Questo è ancora più importante alla luce dell'attuale inasprimento dei criteri di naturalizzazione.

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