Di Syna su 30.3.2022
Categoria: Lavoro

Carenza di personale nonostante la disoccupazione

Mai prima d'ora vi sono stati così tanti impieghi in Svizzera: oltre quattro milioni di posti a tempo pieno. Altre 110 000 posizioni risultano non occupate, a fronte di più di 200 000 persone registrate in cerca di impiego. Ma come è possibile?

1,36 milioni di lavoratrici e lavoratori erano in lavoro ridotto nel mese di aprile 2020. Nel gennaio 2021, 261 000 persone erano registrate come in cerca di impiego. Solo qualche mese più tardi, grazie alla rapida ripresa economica si parla soprattutto di carenza di lavoratori qualificati e di manodopera. Non mancano soltanto medici, ingegneri o informatici, ma anche e sempre di più lavoratrici e lavoratori per l'industria metalmeccanica, l'industria alberghiera e della ristorazione e altri rami professionali. La cosa più irritante di tutta la faccenda è che presso gli uffici regionali di collocamento (URC) sono attualmente registrate oltre 200 000 persone in cerca di impiego – una cifra sorprendentemente elevata, se si considera l'acuta carenza di manodopera.

Candidati non idonei ai profili richiesti

Da un canto, le statistiche mostrano chiaramente che in quasi tutti i settori il numero di impieghi vacanti è significativamente inferiore al numero di persone in cerca di lavoro. Nell'edilizia, ad esempio, ci sono 20 000 persone in cerca di lavoro su 6000 posti vacanti. La situazione è simile nell'industria alberghiera e della ristorazione e nel commercio al dettaglio. Quindi, in questi settori mancano impieghi.
D'altra parte, però, sembra anche esserci un problema di congruenza: le persone in cerca di un lavoro non soddisfano i profili dei posti vacanti. Questo suggerisce un enorme problema di formazione di base e continua.

Urge un'offensiva formativa

A causa dell'evoluzione demografica e tecnologica, la ripresa economica non basterà a ridurre la disoccupazione; molti settori hanno bisogno di un'offensiva formativa. Alla luce dell'attuale carenza di lavoratrici e lavoratori qualificati e di manodopera in generale, essa non è solo nell'interesse dei dipendenti, ma anche dei datori di lavoro. Ecco perché la formazione di base e continua è ormai un elemento imprescindibile di ogni accordo tra le parti sociali: nell'industria alberghiera e della ristorazione, ad esempio, il contratto collettivo nazionale prevede tre giorni di perfezionamento professionale rimunerati all'anno. Anche l'assicurazione contro la disoccupazione dovrebbe avere tutto l'interesse a favorire la qualificazione della popolazione attiva, eppure non sono previste ulteriori opportunità formative. Alla luce della disoccupazione attualmente osservata, ma anche dei cambiamenti indotti dalla digitalizzazione e dalla svolta ecologica, queste opportunità andrebbero estese senza indugio.

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