Di Guido Schluep su 8.10.2018
Categoria: Rami professionali

Edilizia: la misura è colma!

Il settore edilizio prospera, eppure i lavoratori edili non ricevono aumenti da ormai 4 anni. Anzi: il loro potere d'acquisto si sta progressivamente consumando, eroso soprattutto dai continui aumenti dei premi di casse malati. È giunto il momento di riconoscere un aumento salariale generalizzato di almeno 150 franchi.

Il settore della costruzione è in ottima salute e il volume d'affari è cresciuto regolarmente. I libri delle commesse sono pieni – 13,7 miliardi di franchi a fine giugno 2018 – e le imprese edilizie fanno ottimi affari. Secondo cifre fresche di stampa (i dati risalgono al mese scorso), nel 2016 l'utile netto per operaio edile è cresciuto a ben 13 000 franchi all'anno.

Sembrava che dopo 4 lunghi anni anche la Società Svizzera degli Impresari-Costruttori SSIC avesse finalmente compreso che i tempi sono maturi per un aumento salariale: infatti, nel mese di agosto aveva presentato ai sindacati un pacchetto di soluzioni «non negoziabile» che prevedeva un aumento salariale a primo acchito «generoso». Ma il prezzo appiccicato all'offerta degli impresari-costruttori è esagerato.
Se la volontà di aumentare i salari di 150 franchi si prefigura come un passo nella giusta direzione, in contropartita gli impresari-costruttori intendono peggiorare il contratto nazionale mantello (CNM) – attraverso tattiche ricattatorie che i lavoratori edili non accettano.
Gli edili sono pronti a lottare. Per la pensione a 60 anni. Per un aumento salariale dignitoso e contro i tagli al CNM.

Dumping salariale casalingo

Gli impresari-costruttori pretendono che in futuro, in caso di passaggio del lavoratore a una nuova impresa, il nuovo datore di lavoro non sia più vincolato all'inquadramento nella precedente classe salariale. In altre parole, un edile con 25 anni di esperienza potrebbe ricevere lo stesso stipendio di un ausiliario al suo primo giorno di lavoro.
Già oggi quando cambiano impiego i lavoratori più anziani rischiano una perdita di reddito tra i 400 e gli 800 franchi. Infatti, dopo anni di duro lavoro solitamente guadagnano dal 10 al 20% in più rispetto al salario minimo. In caso di assunzione presso un nuovo impresario, oggi la retribuzione può essere diminuita al salario minimo della rispettiva categoria. In casi eccezionali giustificati (ad esempio se la produttività del lavoratore è limitata) il CNM consente altresì di ridurre la classe salariale.

In futuro ciò dovrebbe essere possibile in modo generale e senza motivazione. Ne conseguirebbero un massiccio dumping salariale e tagli salariali per i lavoratori edili più anziani. Ulteriore dumping salariale casalingo: non è proprio il caso!
È totalmente irrispettoso nei confronti degli edili che con il loro duro lavoro hanno costruito negli anni questo Paese.

Compromesso ribaltato
Eppure, appena 2 anni fa i sindacati e gli impresari-costruttori si erano accordati su una soluzione di compromesso secondo la quale, maturati 3 anni di esperienza, un lavoratore edile senza conoscenze professionali inquadrato nella classe salariale C può passare automaticamente – ovvero senza promozione – alla successiva classe salariale B.

Pare proprio che per gli impresari-costruttori questo compromesso rappresenti una spina nel fianco tale da averli indotti a ribaltare l'articolo dopo un periodo tanto breve. Secondo la loro concezione, in futuro un edile con conoscenze professionali dovrebbe rimanere bloccato nella categoria salariale più bassa, sempre che non si perfezioni professionalmente.

Più nessuna protezione in caso di intemperie

Il pacchetto che la SSIC ha presentato nel mese di agosto contiene un altro punto inaccettabile:
la cancellazione dal contratto della protezione in caso di intemperie. Sebbene sia a tutt'oggi insufficiente, questa disposizione stabilisce per lo meno che il lavoro debba essere interrotto se la salute dei lavoratori è a repentaglio. Ora gli impresari-costruttori vogliono abrogare senza sostituzione questo articolo di protezione in caso di maltempo. Un altro attacco alla salute dei lavoratori edili già parecchio strapazzata!

Syna pone un freno

È uno dei motivi per cui il 29 settembre l'oltre sessantina di delegati edili del sindacato Syna ha deciso all'unanimità di sostenere le azioni di protesta annunciate per questo autunno in cantieri selezionati di tutta la Svizzera.
Con un ulteriore voto, i delegati si sono già pronunciati a favore di scioperi da attuare da gennaio 2019 quando, scaduto il CNM, non vigerà più la pace del lavoro.
Se entro la fine dell'anno nell'ambito delle trattative in corso per il rinnovo del contratto nazionale mantello non verrà raggiunta un'intesa con gli impresari-costruttori, i soci Syna del ramo professionale della costruzione saranno pronti a lottare con il sindacato Unia per le loro rivendicazioni:
per la pensione a 60 anni. Per un aumento dignitoso delle rimunerazioni. Contro il dumping salariale e orari di lavoro eccessivamente lunghi.

Informazioni
Guido Schluep, responsabile settore edilizia

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