Di Syna su 24.6.2021
Categoria: Sindacato

«Non dobbiamo mandar giù qualsiasi rospo!»

Elif Meral è impiegata del commercio al dettaglio. Nella sua professione di venditrice dà sempre il massimo – anche quando si tratta di difendere i suoi diritti e quelli delle colleghe e dei colleghi.

Ho scelto questa professione consapevolmente, perché mi piace il contatto con i clienti. Il mio apprendistato in un negozio di scarpe mi è piaciuto molto. A quel tempo, anche gli orari di lavoro erano onesti – a differenza di oggi, che bisogna essere sempre a disposizione.

Successivamente, sono approdata in una grande azienda di vendita al dettaglio. Le condizioni di lavoro erano catastrofiche. Il direttore della filiale ha assunto amici e membri della famiglia e dava loro un trattamento preferenziale. Chi non gli stava a genio accumulava ore in difetto, perché veniva rimandato a casa o perché non gli venivano conteggiate tutte le ore lavorate. Inizialmente non ci ho fatto caso, ma poi sono stata promossa ad assistente. Effettuavo il lavoro del direttore della filiale in negozio, mi occupavo della gestione dei turni e correvo come una pazza mentre lui se ne stata seduto in ufficio davanti al computer. Non ci ho messo molto a capire l'andazzo.
Lottare insieme
Allora mi sono unita ad altre quattro donne del mio team e ci siamo rivolte alla persona di riferimento in azienda. Avrebbe dovuto mediare tra noi e il direttore della filiale, ma era una sua amica e gli parlava alle nostre spalle. Ha anche fatto intervenire il manager regionale, che conosceva bene. Così, invece di aiutarci ci ha messo i bastoni fra le ruote.

Venivo chiamata nell'ufficio del direttore della filiale ed entrambi mi si piantavano davanti nel tentativo di intimidirmi: dovevo smetterla di lamentarmi, dovevo firmare per chiedere il trasferimento in un'altra filiale e cose del genere. È così che fanno: se qualcosa non gli va a genio, ti chiamano in ufficio e ti ritrovi sola di fronte a diversi superiori. Ti presentano un pezzo di carta e ti costringono a firmarlo: per accettare le ore in difetto o addirittura dare le dimissioni! Ho sempre avvertito il mio team: non firmate nulla, non possono costringervi!

«Ho sempre lottato – anche per gli altri.»

Elif Meral
L'aiuto di Syna
Essendo affiliata al sindacato Syna, ho esposto tutti questi problemi al mio segretariato regionale. Syna ha mediato presso la sede centrale del nostro datore di lavoro e così il direttore della filiale ha ricevuto un avvertimento. Nel frattempo gestisce un'altra filiale, ancora più grande...
Ho poi cambiato lavoro, ma purtroppo ho avuto altre brutte esperienze: spesso non venivo pagata puntualmente e mancavano pure delle ore. Ho contattato di nuovo Syna. Dopo un avvertimento del sindacato il mio capo ha pagato tutte le ore arretrate.

Oggi lavoro nella vendita presso una filiale Fielmann e il lavoro mi piace molto. Anche se non sono tutte rose e fiori, almeno veniamo trattati bene e regna un bell'ambiente di lavoro in un clima molto professionale.
Abusi nel ramo

Nel ramo della vendita non è lo stesso ovunque, ma in molti posti veniamo sfruttate. Guadagni forse più del salario minimo, ma devi spezzarti la schiena! C'è sempre carenza di personale, ti ritrovi a fare i doppi turni, devi scaricare pallet per ore, anche se sei donna. E la pressione dall'alto viene scaricata verso il basso: se gli affari giornalieri non vanno come vogliono loro, ti rimandano a casa per abbattere i costi del personale.

Basta: così non va!

Ho sempre lottato, anche per gli altri. Ho preso le difese del mio team e ho detto chiaramente cosa non funzionava. E lo rifarei in ogni momento: non dobbiamo mandar giù qualsiasi rospo!

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