Di Selina Tribbia su 11.9.2018
Categoria: Politica

Tratta di esseri umani anche in Svizzera?!

Spesso non siamo consapevoli del fatto che il traffico di esseri umani a scopo di sfruttamento sul lavoro esiste anche in Svizzera.

Non solo le giovani migranti, costrette con la violenza alla prostituzione, sono vittime del traffico di esseri umani in Svizzera: sempre più spesso si viene a conoscenza di casi di lavoratrici e lavoratori nei cantieri, nelle case o nei ristoranti che sono stati attirati in Svizzera per essere sfruttati come forza lavoro a basso costo. Particolarmente a rischio sono le persone straniere, sulle quali si fa leva con il ritiro del permesso di soggiorno o con il loro statuto di soggiorno non in regola.

Restituzione dei «debiti»

Prendiamo come esempio Kamal del Bangladesh che per poter lavorare in Svizzera nel ramo della ristorazione ha dovuto sborsare una provvisione a dir poco esagerata e indebitarsi con gli scafisti. Per «estinguere i debiti», il ristoratore in più non gli versava lo stipendio e gli ha confiscato i documenti di viaggio e il ticket di ritorno. Kamal lavora 15 ore al giorno e dorme in una stanza sul retro del ristorante.
Per Fabiene Reber dall'Organizzazione mondiale per le migrazioni (OIM) è chiaro: «La nostra immaginazione stereotipata di chi è vittima della tratta di esseri umani ci impedisce di fatto di riconoscere le vere vittime di queste ingiustizie».

Piano d'azione nazionale

Dal 2012, la Svizzera dispone di un piano d'azione nazionale contro la tratta di esseri umani. Il problema è dunque noto sia alle autorità che alla politica.
In 18 Cantoni si svolgono tavole rotonde in materia di prevenzione e perseguimento penale, alle quali partecipano sia le autorità inquirenti che quelle di migrazione sia i consultori per le vittime di reati che gli ispettorati del lavoro.
L'obiettivo è di sensibilizzare gli uffici di controllo e gli operatori sanitari a stretto contatto con le vittime del traffico di esseri umani nel quadro della loro attività. Nel Canton Zurigo la maggior parte delle vittime di sfruttamento sul lavoro si trova nei cantieri. A Ginevra ai consultori si rivolgono invece soprattutto donne che lavorano come addette alla pulizia o come assistenti di cura a domicilio presso dei privati.

Dove rimane la protezione dei lavoratori?

Con la libera circolazione delle persone, le imprese straniere in Svizzera hanno la possibilità di offrire con maggiore facilità i loro servizi (cosiddetto obbligo di notifica) a breve durata (fino a 90 giorni).
Al fine di evitare uno sfruttamento dei lavoratori e tutelare il livello salariale in Svizzera, sono state introdotte le misure d'accompagnamento. A tale scopo, le ditte straniere devono notificarsi otto giorni prima del previsto intervento presso l'ufficio cantonale competente. Questo periodo preliminare permette alle istanze di controllo di verificare in modo mirato se nei rami particolarmente a rischio si verificano violazioni dei salari minimi e degli accordi sugli orari di lavoro.

Succede ovunque

Le lunghe catene di subappaltatori, comuni nel settore dell'edilizia, rafforzano ulteriormente la scarsa trasparenza in termini di salario e fatturato. Per questo motivo è assolutamente necessario rimanere fedeli all'odierna configurazione delle misure collaterali.

Durante la visita di un grande cantiere in Argovia, il sindacato Syna si è ritrovato dinnanzi a questa situazione: una squadra di 9 lavoratori, tutti rumeni, con contratti di lavoro della durata di 3 mesi (solo soggetti all'obbligo di notifica, non a quello di autorizzazione) eseguono lavori di gessatura e di pittura. Tutte queste persone sperano, grazie al loro grande impegno e alle loro ottime prestazioni, di ottenere un contratto a tempo indeterminato. – «Il nostro salario? Lo riceviamo in contanti». – «Dove dormiamo? In una camera in tre. Ottimo, no …?»

Informazioni
Selina Tribbia, responsabile del servizio Politica sociale

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