Di Syna su 4.12.2020
Categoria: Politica

Uniti con il personale sanitario

Durante un'intera settimana le operatrici e gli operatori sanitari di tutta la Svizzera sono scesi in piazza per chiedere qualcosa che dovrebbe essere scontato: salari dignitosi, rispetto del diritto del lavoro e riconoscenza autentica.

«Ora più che mai!» – Era lo slogan con cui a fine ottobre le lavoratrici e i lavoratori del settore sanitario hanno protestato a livello nazionale per ottenere condizioni di lavoro migliori. Nonostante settimane di preparazione, fino all'ultimo non si era certi se la settimana di protesta lanciata dall'Alleanza delle professioni sanitarie avrebbe potuto avere luogo: la crisi del coronavirus ha reso quasi impossibile qualsiasi pianificazione dettagliata. Ma con molta creatività e impegno, l'Alleanza è riuscita ad organizzare in tutte le regioni forme di protesta consoni alla pandemia; con del nastro adesivo come distanziatore, un coerente obbligo di indossare la mascherina o azioni simboliche, come la proiezione del logo dell'Alleanza su ospedali ed edifici pubblici.

Da Ginevra a Frauenfeld

Per quanto diverse fossero le azioni, tutte avevano una cosa in comune: la certezza dei partecipanti e degli organizzatori sull'urgenza di questi cambiamenti e la loro notevole determinazione a lottare per essi nonostante le difficili circostanze. Questa consapevolezza era decisamente percettibile – da Ginevra a Frauenfeld, da Lucerna a Friburgo. La settimana di protesta è stata una valvola di sfogo per le operatrici e gli operatori sanitari, che hanno potuto manifestare tutta la loro frustrazione e la rabbia per le disfunzioni che regnano del settore – sempre con il sorriso sulle labbra, ma non per questo con minore determinazione. Assistenti infermiere e badanti hanno protestato fianco a fianco con i genitori facenti le veci delle figlie e dei figli impegnati nelle strutture sanitarie e quindi impossibilitati a partecipare di persona, con i parenti degli ospiti delle case di cura, con le sindacaliste e i sindacalisti, con esponenti politici. In una catena umana nella Svizzera orientale o a Zugo, nella manifestazione di Losanna o alla consegna di una lettera aperta a Zurigo. La pluralità della protesta ha reso palese che la crisi del sistema sanitario riguarda tutti noi, indistintamente.

Tagli nonostante prestazioni da record

Che le condizioni di lavoro nel settore della sanità non siano delle migliori, non era certo una novità. Ma la pandemia ha messo per la prima volta in piena luce le disfunzioni. Eppure in molti Cantoni si continua a risparmiare. A spese dei dipendenti, che devono svolgere sempre più mansioni in tempi sempre più ristretti. E, in fin dei conti, pure a spese dei pazienti, che non ricevono le cure che meritano. Il messaggio di infermiere, ostetriche, assistenti di laboratorio e terapeuti al mondo politico è inequivocabile: «Noi vi stiamo osservando; guardateci anche voi!» Perché, ancora una volta, sono loro in prima linea nella seconda ondata, per fare in modo di superare la pandemia nel miglior modo possibile.

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