Servizio di picchetto: cosa dice la legge?
Il servizio di picchetto fa ormai parte della quotidianità lavorativa di molti dipendenti. Ma quali regole si applicano ai picchetti? Con due esempi tipici, Daniel Zoricic illustra gli aspetti importanti dal punto di vista legale.
Caso 1: orario di lavoro, retribuzione e pianificazione
Romano lavora come tecnico frigorista in un'azienda che si occupa di sistemi di refrigerazione per aziende alimentari. Finora aveva una giornata di lavoro regolare, con orario fisso dalle 8 alle 17.30, un ritmo affidabile che gli dava sicurezza nella pianificazione, ma l'azienda ha deciso di introdurre un servizio 24/7 con un tecnico pronto ad essere sul posto entro un'ora.
Per Romano significa che in futuro dovrà prestare servizio di picchetto, anche di notte e nei fine settimana. Il superiore può semplicemente ordinarglielo? Il suo contratto individuale di lavoro non menziona alcun servizio di picchetto. Può essere obbligato, di punto in bianco, a essere operativo 24 ore su 24?
Romano è preoccupato, soprattutto come padre: con quanto anticipo verranno annunciati i turni di picchetto? Perché dovrà organizzare per tempo la custodia dei bambini. E, riguardo all'aspetto economico, verrà rimunerato solo un eventuale impiego effettivo o lo sarà anche la disponibilità a intervenire?Dal profilo legale, Romano ha buone argomentazioni sotto diversi punti di vista. In linea di principio, il datore di lavoro non può procedere unilateralmente a una modifica così sostanziale delle condizioni di lavoro come l'introduzione di servizi di picchetto; questo tipo di modifica necessita del consenso dei lavoratori interessati. Chiunque non sia d'accordo con la modifica deve comunicarlo al datore di lavoro in modo chiaro e documentabile.
I dipendenti con responsabilità familiari godono di una protezione particolare. La legge prevede che l'organizzazione dei turni di lavoro tenga maggiormente in considerazione i loro interessi. In quanto padre, Romano può far valere questo suo diritto fino al compimento dei 15 anni dei figli.
La legge sul lavoro stabilisce inoltre che i lavoratori debbano essere coinvolti nella pianificazione degli orari di lavoro, dei servizi di picchetto e dei piani d'impiego determinanti per l'azienda. Di regola, i turni devono essere comunicati con almeno due settimane di anticipo; un termine più breve è consentito solamente in casi eccezionali giustificati.
Per quanto riguarda la retribuzione dei servizi di picchetto, la legge non prevede disposizioni specifiche e va quindi disciplinata nel contratto di lavoro. Ciò nondimeno, il Tribunale federale ha ammesso che il tempo durante il quale il lavoratore si tiene a disposizione del suo datore di lavoro per eventuali interventi deve essere indennizzato, anche se in misura inferiore rispetto a un effettivo impiego. L'importo dell'indennità va concordato tra il datore di lavoro e il lavoratore, tenendo conto del tempo massimo entro il quale occorre essere sul posto.
Romano può quindi rifiutare l'introduzione del servizio di picchetto. Qualora accettasse comunque la modifica, continuerà a godere della protezione legale in qualità di padre, in particolare per quanto riguarda l'organizzazione dell'orario di lavoro e la pianificazione degli impieghi.Caso 2: giorni di impiego e periodi di riposo
Andreina è una tecnica alimentarista impiegata nella produzione. La sua giornata lavorativa dura normalmente dalle 7.00 alle 16.30, ma alcune macchine continuano a funzionare anche dopo la fine del turno. In caso di guasto, se ne occupa il servizio di picchetto: perciò, una volta al mese deve essere sempre reperibile per una settimana.
Così anche quella notte: poco dopo le 3.00, il suono stridulo del cercapersone la strappa dal sonno. Ancora mezza stordita, Andreina consulta il tablet: una macchina per l'imballaggio si è fermata; sale quindi in auto e si reca in azienda. Giunta sul posto, analizza il problema e dopo due ore di riparazione la produzione può riprendere.
Andreina rientra a casa esausta. Le rimane un'ora scarsa di sonno prima che la sveglia suoni. Alle sette è nuovamente in azienda, gli occhi cerchiati dalla stanchezza. Un collega la scruta: «Hai avuto un intervento di picchetto? Non avresti dovuto dormire un po' di più?» Andreina alza le spalle e si chiede se effettivamente non avrebbe potuto farlo...Dal punto di vista legale, l'azienda agisce correttamente chiedendo ad Andreina una settimana di servizio di picchetto al mese. La legge sul lavoro ammette che i lavoratori siano inseriti in un servizio di reperibilità per un massimo di sette giorni – consecutivi o singoli – sull'arco di quattro settimane. Va però tenuto presente che in molte aziende i servizi di picchetto notturni e domenicali sono soggetti ad autorizzazione. Inoltre, devono essere corrisposti i supplementi per il lavoro notturno e domenicale previsti dalla legge.
Per quanto riguarda i periodi di riposo, la legge sul lavoro prescrive un periodo di riposo giornaliero di almeno 11 ore. Nel caso di Andreina, la giornata lavorativa regolare termina alle 16.30, l'intervento di picchetto è iniziato alle 3.00, quindi il periodo di riposo è rispettato.
Se questo periodo minimo di riposo fosse stato inferiore, Andreina avrebbe potuto riprendere il lavoro regolare solo dopo un periodo di riposo di 11 ore pienamente garantito. Se nell'arco di una giornata si verificano più interventi di picchetto, il periodo di riposo deve essere di almeno 11 ore complessive, di cui almeno 4 ore consecutive.