Dopo lunghe trattative, nell’estate del 2020 le parti sociali si erano accordate su un nuovo CCL e su un modello di pensionamento anticipato. Ma all’ultimo minuto i datori di lavoro si sono tirati indietro; e così, dal 1° gennaio 2021 nel settore regna il vuoto contrattuale.
Dopo tre anni di trattative, nella primavera del 2020 si era finalmente giunti a un risultato accreditato sia dai datori di lavoro che dalle organizzazioni dei lavoratori. I sindacati Syna e Unia avevano dato la propria disponibilità a scendere a compromessi sul fronte del CCL – in particolare, accettando a malincuore un’estensione e una flessibilizzazione della durata del lavoro. Ma solo a condizione che, dal canto loro, i datori di lavoro approvassero il modello di pensionamento anticipato (MPA).
VOLTAFACCIA DEI DATORI DI LAVORO
Le parti sociali hanno concordato che i due contratti sarebbero esistiti unicamente come pacchetto: o entrambi o nessuno. I sindacati hanno quindi accettato all’unanimità entrambi i contratti. La parte padronale, però, non ha mantenuto la parola e ha deciso all’ultimo momento di respingere l’MPA, provocando in tal modo l’attuale vuoto contrattuale.