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Coronavirus: la nuova normalità?

Stiamo attraversando la quinta grande ondata di coronavirus. La pandemia ci accompagna da ormai due anni ed è diventata quasi «normale», ma le sfide nella vita di tutti i giorni – soprattutto sul lavoro – sono tutt'altro che diminuite. Syna ha quindi lanciato un sondaggio fra le lavoratrici e i lavoratori; servirà a fornire loro un supporto ancora più mirato.

L'attuale variante Omicron, molto contagiosa, ha forti ripercussioni sul mondo del lavoro per il gran numero di lavoratrici e lavoratori malati, in quarantena o in isolamento. Ovunque c'è carenza di personale e i restanti dipendenti si ritrovano sommersi di lavoro. Nel frattempo il periodo di quarantena è stato ridotto, così persone potenzialmente ancora infettive rientrano al lavoro mettendo a rischio le colleghe e i colleghi. La situazione rimane tesa. Per questo, Syna ha lanciato un sondaggio sulla situazione sul lavoro in relazione al coronavirus. Il sondaggio non si rivolge unicamente ai soci Syna, ma a tutti i lavoratori e le lavoratrici interessati. Abbiamo già ricevuto oltre un migliaio di moduli.
Cosa preoccupa di più:

Ore in eccesso/difetto: anche se è chiaro che il rischio aziendale non va scaricato sui dipendenti, l'indagine mostra che è esattamente ciò che accade ancora troppo spesso: una persona su sei afferma di dover fare di continuo degli straordinari, mentre quasi la metà degli intervistati presta ore supplementari spesso o di tanto in tanto. Ma succede anche il contrario: quasi un quarto dei partecipanti al sondaggio afferma di avere delle ore di lavoro in difetto che dovranno essere recuperate in seguito.
Perdite di salario: quasi il 29% delle lavoratrici e dei lavoratori che ci hanno inoltrato il modulo deve accontentarsi di un salario inferiore, a causa del lavoro ridotto, di un calo degli incarichi o di un'assenza per malattia.
Attuazione dei piani di protezione: anche se i piani di protezione dovrebbero ormai essere parte integrante del lavoro, non vengono attuati a sufficienza. Il 40% circa degli intervistati dichiara di non sentirsi sufficientemente protetto sul posto di lavoro.

Differenze tra i rami professionali

Uno sguardo più attento ai dati rivela differenze specifiche ai rami professionali: nella sanità, il personale (oltre l'80%) soffre soprattutto per le molte ore supplementari che deve pestare, fra le altre cose per sostituire delle colleghe o dei colleghi. Il quadro è simile nel settore del commercio al dettaglio, dove il 70% circa deve prestare regolarmente del lavoro supplementare. Nell'industria alberghiera e della ristorazione, la perdita di salario è il problema più urgente e colpisce oltre la metà del personale, con ripercussioni sull'umore: oltre il 90% afferma di non vedere la fine di questa situazione difficile. Anche nell'edilizia, il 60% circa considera le proprie prospettive piuttosto cupe, oltre all'elevato carico degli straordinari (51%) e alle preoccupazioni per la propria salute (39%).

Occorre agire con urgenza

I risultati sono preoccupanti e mostrano che occorre intervenire senza indugio. Syna ne trae un compito chiaro: esigere con urgenza che i datori di lavoro aderiscano ai piani di protezione. Le lavoratrici e i lavoratori malati non devono essere messi sotto pressione affinché tornino al lavoro anzitempo. Un numero eccessivo di ore supplementari – ma anche ore in difetto dovute alla situazione economica dell'azienda – non è ammissibile deve essere evitato. La compensazione semplificata del lavoro ridotto va mantenuta e i dipendenti con un reddito modesto dovrebbero continuare a percepire il salario integrale anche in regime di lavoro ridotto.

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