Una socia ci chiede: «Subisco mobbing sul lavoro e per questo sono in malattia. Ci tengo alla mia salute e vorrei quindi licenziarmi. Rischio una riduzione delle indennità di disoccupazione?»
In linea di principio, i dipendenti devono aspettarsi delle sanzioni se si dimettono senza avere un nuovo lavoro. Tuttavia, ci sono alcune eccezioni: una di queste è la disdetta per motivi medici (art. 16 cpv. 2 LADI).
Se un impiego non è più ragionevole per motivi di salute, in linea di principio può essere concluso senza conseguenze per le indennità di disoccupazione. Tuttavia, questo vale solo se sono soddisfatte entrambe le seguenti condizioni:
- un certificato medico deve comprovare la non adeguatezza dell'occupazione. I requisiti posti al certificato sono molto elevati. I certificati emessi successivamente non sono accettati. Inoltre, un medico non può certificare l'esistenza di mobbing, ma unicamente le conseguenze per la salute in relazione all'occupazione. Il mobbing è un termine legale, non medico, sul quale può statuire unicamente un tribunale;
- occorre osservare il termine fino al quale il datore di lavoro deve versare il salario o l'assicurazione l'indennità giornaliera per malattia. Se rinuncia al termine di disdetta perché non deve presentarsi al lavoro data l'incapacità di lavoro, la persona assicurata provoca un danno all'assicurazione contro la disoccupazione. È quindi soggetta a sospensione, la cui durata dipende dal tempo al quale ha rinunciato alle prestazioni del datore di lavoro o dell'assicurazione d'indennità giornaliera. Solo quando il datore di lavoro o la compagnia d'assicurazioni non sono più obbligati a fornire prestazioni (ad esempio al termine del diritto all'indennità giornaliera per malattia), l'assicurazione contro la disoccupazione non subisce alcun danno.
