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Entrato in vigore l’aumento dell’età di pensionamento per le donne

Nonostante la strenua opposizione di Syna, la riforma AVS 21 è entrata in vigore: per le donne significa lavorare un anno in più senza alcun miglioramento sul fronte della parità salariale o dell'uguaglianza in generale. Il livello salariale delle professioni prevalentemente femminili e una carriera costellata da interruzioni dell'attività o dal lavoro part-time spesso rendono finanziariamente impossibile un pensionamento anticipato.

Le professioni con una prevalenza di donne, come le cure sanitarie, l'assistenza sociale e la ristorazione, non prevedono sistemi di prepensionamento, nonostante la loro natura faticosa non sia ormai più in discussione. I partiti liberali erano favorevoli alla riforma dell'AVS: staremo a vedere quante imprese manterranno le lavoratrici e i lavoratori più anziani.

Si ricorda che a partire dal 2025 l'età di riferimento delle donne sarà gradualmente aumentata fino a raggiungere i 65 anni nel 2028, secondo la tabella seguente:

Anno Anno di nascita Età ordinaria di pensionamento
2024 1960 64 anni
2025196164 anni e 3 mesi
2026196264 anni e 6 mesi
2027196364 anni e 9 mesi
2028196465 anni

La riforma AVS 21 è accompagnata da misure compensative che consentono alle donne nate tra il 1961 e il 1969 di andare in pensione a partire dai 62 anni subendo un taglio meno incisivo della rendita. Se queste donne non andranno in pensione anticipata, la loro rendita del 1° pilastro beneficerà di un'integrazione mensile.

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